TARANTO – No, non è stato un bel Natale per i giornalisti delle redazioni “decentrate” della Gazzetta del Mezzogiorno, professionisti e pubblicisti, comunque contrattualizzati, vera ossatura di un giornale che ha dal XIX secolo nel radicamento territoriale il suo punto di forza.
Se potrà accedere a nuovi prepensionamenti, la Gazzetta vedrà almeno salvarsi alcuni giornalisti, i più “anziani”. Ma gli altri? Un destino molto amaro, dopo le speranze della riapertura seguita ai lunghi mesi della chiusura, e prima ancora delle traversie giudiziarie del vecchio “editore”, che subito dopo essere rientrato nella piena disponibilità delle azioni della società editrice del giornale ne ha chiesto il fallimento.
La crisi dell’editoria, soprattutto cartacea, è reale: ma tagliare il personale giornalistico, chiudere le redazioni e le edizioni, azzerare il radicamento territoriale non è certamente una mossa che possa consentire un rilancio del giornale; anzi, è il primo passo per un definitivo tracollo.
E di questa crisi e minaccia all’occupazione e all’informazione devono farsi carico anche le istituzioni: a partire dalle due regioni di radicamento storico della Gazzetta del Mezzogiorno, la Puglia e la Basilicata. Ma è necessario anche un intervento di governo e parlamento, da un lato attraverso ammortizzatori sociali, dall’altro con agevolazioni per chi mantiene, o incrementa, i livelli occupazionali nelle aziende editoriali.
Occorre una nuova legge di sistema; e nelle more, occorrono provvedimenti ad hoc. Figec Cisal è pronta a dare il suo contributo di idee.
Quella in foto è la vecchia targa della redazione di Taranto, chiusa dopo le prime traversie giudiziarie. Quella nuova, situata a breve distanza, dovrebbe essere chiusa, dopo una breve riapertura che aveva acceso speranze e fiducia fra i lettori (ma anche fra gli inserzionisti, a Taranto come nelle altre province di Puglia e Basilicata). (giornalistitalia.it)
Giuseppe Mazzarino
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