Sindacato

La Rai e lo strano concetto di pluralismo

ROMA – Un sit-in davanti alla sede Rai di Viale Mazzini in difesa dell’autonomia professionale dei giornalisti, del pluralismo e della libertà. Si terrà mercoledì 7 febbraio, alle ore 17, a Roma su iniziativa di UniRai, il dipartimento autonomo Figec Cisal dei liberi giornalisti Rai, che invita giornalisti, cittadini, associazioni, comitati, sindacati, a partecipare per dire «basta ingerenze da parte di quei politici che, onnipresenti in Tg e programmi, pretendono di mettere mano a scalette e sommari mortificando il lavoro quotidiano di molti colleghi».
L’iniziativa di Unirai è organizzata in concomitanza con il sit-in promosso dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, che attaccando nuovamente il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il Governo sulla gestione della Rai ha chiamato a raccolta le opposizioni «per difendere la libertà di stampa e il valore di un sevizio pubblico che sia davvero libero e plurale e che non può essere a servizio del governo di turno e della sua propaganda».
Sotto accusa un titolo del Tg1 (“Mille euro in più per gli anziani, si voterà l’8 e 9 giugno) giudicato dalla Schlein «propaganda fatta nella forma più becera, sulla pelle degli anziani» che ha attaccato la Meloni dicendo: «viene da pensare che sia diventata la regina delle televendite, come Wanna Marchi». Attacco al quale Fratelli d’Italia ha replicato definendolo «sgangherato e sbagliato» e frutto di una «offensiva Pd sulla libertà di stampa».

Elly Schlein

«È in corso un grave attacco alla libertà del servizio pubblico», la replica di UniRai che ha provocatoriamente invitato gli esponenti del Pd «alla prossima riunione di sommario del Tg1 perché possano dettare argomenti e titoli del notiziario». Appello sul quale il Pd ha contrattaccato insinuando che le frasi di UniRai sono state scritte «sotto dettatura del direttore Chiocci o di qualche ministro giornalista per difendere l’indifendibile».
Forse, però, la Schlein e quanti oggi agitano il fantasma del bavaglio farebbero meglio a farsi un serio esame di coscienza sui tanti “chi, cosa, quando, dove e perché” del Servizio Pubblico e del pluralismo. Che non possono valere solo dove e quando impera il loro pensiero unico. (giornalistitalia.it)

 

redazione

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