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Sergio Mattarella: “La rivoluzione resti umana”

Nel messaggio del Presidente della Repubblica un passaggio sull’Intelligenza Artificiale

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Sergio Mattarella

ROMA – Una cosa che non ci si aspettava ieri sera dal Presidente della Repubblica, nel suo tradizionale messaggio di fine d’anno al Paese, è stato il riferimento all’Intelligenza Artificiale. Invece è stato uno dei passaggi cruciali del discorso di Sergio Mattarella.
«La tecnologia – spiega il Capo dello Stato – ha sempre cambiato gli assetti economici e sociali. Adesso, con l’intelligenza artificiale che si autoalimenta, sta generando un progresso inarrestabile. Destinato a modificare profondamente le nostre abitudini professionali, sociali, relazionali».
Quanto basta, insomma, per intuire che siamo di fronte ad un fenomeno sociale di grandissima portata sociale, e non solo.
«Ci troviamo nel mezzo di quello che verrà ricordato come il grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio. Dobbiamo fare in modo – aggiunge Mattarella – che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede, nella persona – e nella sua dignità – il pilastro irrinunciabile».
Come dire? Attenti a quanto sta accadendo sotto gli occhi di tutti noi, perché un uso improprio dell’intelligenza artificiale potrebbe essere deleterio per il mondo.
Un riferimento ancora più marcato al tema dell’Intelligenza Artificiale il Presidente della Repubblica lo aveva già fatto, il 20 dicembre scorso, in occasione della cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i rappresentanti delle Istituzioni, delle Forze Politiche e della Società Civile, presenti anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa e il presidente della Corte Costituzionale, Augusto Barbera.
«Il cambiamento in atto – sono le parole del Capo dello Stato in quella occasione – presenta potenzialità e rischi. Ha effetti concreti sulla vita delle persone. Tocca diversi ambiti e pone interrogativi nuovi che hanno profili giuridici, economici, sociali: rappresentano la sfida più alta sulla quale la politica è chiamata a esercitare la sua responsabilità. Qualche esempio. Le grandi opportunità che il progresso scientifico ci pone a disposizione, con sempre nuovi positivi strumenti, come – appunto – l’intelligenza artificiale e, prima di questa, le piattaforme informatiche che utilizziamo ogni giorno».

Sergio Mattarella

Per la prima volta nella storia, un Presidente della Repubblica, pur riconoscendo il valore aggiunto che l’Intelligenza Artificiale potrà dare alla vita di milioni di persone nel mondo, punta l’indice contro un fenomeno che sta crescendo nella nostra vita comune e che potrebbe diventare devastante soprattutto per il mondo del lavoro.
«Pensiamo – rimarca Mattarella – alle importanti applicazioni della stessa intelligenza artificiale e delle nuove preziose capacità di calcolo in campo sanitario, nella diagnostica, nella cura di malattie che sembravano incurabili. O alle grandi potenzialità delle nuove tecnologie nel campo energetico, in agricoltura, nella transizione verso modelli di sviluppo ecosostenibili, nella lotta alla fame. Ma dell’intelligenza artificiale bisogna, peraltro, anche valutare con attenzione gli effetti sul mercato del lavoro. Recenti studi prevedono che la diffusione dei sistemi di intelligenza artificiale generativa possa determinare l’automazione, almeno parziale, di ampia parte degli attuali posti di lavoro. L’automazione comporterà sicuramente anche la creazione di nuovi posti di lavoro ma in quale numero e di quale livello è assolutamente imprevedibile».
È chiaro – Mattarella ne è perfettamente cosciente – che «questo non può indurre a rifiutare di accogliere le nuove condizioni tecnologiche e le opportunità che esse offrono ma porrà, con sempre maggior forza, l’esigenza di riqualificare e ricollocare i lavoratori dei settori in contrazione».
Un grido d’allarme destinato a restare inascoltato? Questo lo vedremo nei prossimi mesi e nei prossimi anni, ma temiamo che sia un processo già avviato e assolutamente inarrestabile.
«Sotto altro profilo – ricorda ancora il Capo dello Stato – va considerato che la gestione delle tecnologie più avanzate è, nei fatti, patrimonio esclusivo di poche grandi multinazionali che, oltre a detenere una quantità imponente di dati personali – talvolta artatamente carpiti – possono condizionare i mercati, incluso quello che, abitualmente, loro stesse definiscono il mercato della politica».
Da grande interprete sociale quale Sergio Mattarella è sempre stato, oltre che straordinario uomo di diritto, non può non riconoscere e sottolineare che gli operatori dominanti in questo settore abbiano grandi dimensioni «perché quelle attività richiedono capacità, dati, infrastrutture tecniche e risorse economiche che soltanto un numero estremamente ristretto di soggetti può assicurare», ma vi è l’esigenza di «regole – non ostacoli ma regole a garanzia dei cittadini – per evitare che pochi gruppi possano condizionare la vita di ciascuno di noi e la democrazia».
Iconico il passaggio finale che Mattarella dedica al tema dell’uso dell’Intelligenza Artificiale, e che tutti dovremmo fare nostro: «Attraverso un uso distorto della tecnologia si riesce, già oggi, ad alterare, in maniera difficilmente avvertibile, dichiarazioni, video, filmati, isolando frasi, rimontando abusivamente. Con l’intelligenza artificiale è possibile produrre scenari virtuali apparentemente credibili ma totalmente ingannevoli». Come si fa a non dargli ragione.

Sergio Mattarella

«È concreto – spiega Mattarella – il rischio di trovarsi in futuro a vivere in dimensioni parallele, in cui realtà e verità non siano distinguibili dalla falsità e dalla manipolazione: ne risulterebbe travolto lo spirito critico. E, con esso, la libertà che si trova alla base dei diritti di ciascuno».
Come se ne esce? Chi può evitare il peggio? Non ha nessun dubbio il Capo dello Stato, e non consente neanche a sè stesso nessuna mediazione. Anzi, con l’indice puntato contro l’uso distorto dell’AI, Sergio Mattarella aggiunge: «Il fenomeno deve essere, pertanto, regolato, necessariamente e urgentemente, nell’interesse – ripeto – delle persone, dei cittadini, ma sappiamo che questa esigenza fondamentale incontra difficoltà a causa delle dimensioni e del potere di condizionamento degli operatori del settore. La cui presunzione di divenire protagonisti che dettano le regole, anziché essere destinatari di regolamentazione, si è già manifestata in più occasioni».
Regole che la Comunità Europea sta tentando di disegnare e di immaginare, cosa che Sergio Mattarella riconosce: «Quanto sta facendo la recente iniziativa sulla Intelligenza Artificiale avviata dalle istituzioni europee va nella giusta direzione, ponendosi il decisivo problema della tutela della privacy e della libertà dei cittadini. Immaginiamo solo per un momento, applicando lo scenario descritto nel libro “1984” di George Orwell, cosa avrebbe potuto significare una distorsione nell’uso di queste tecnologie al servizio di una dittatura del Novecento».
Il sasso nello stagno Sergio Mattarella lo ha lanciato. Ma forse ha ragione proprio lui: «Qui sono in gioco i presupposti della sovranità dei cittadini».
Grazie Presidente, grazie da tutti noi. (giornalistitalia.it)

Pino Nano

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